La Sindrome di Fregoli è un raro disturbo psichiatrico caratterizzato dalla convinzione delirante che persone diverse siano in realtà un’unica persona che cambia aspetto o si maschera per perseguitare o interagire con il paziente. Questa sindrome prende il nome dall’attore italiano Leopoldo Fregoli, famoso per la sua straordinaria capacità di trasformarsi rapidamente in scena.
La sindrome è considerata una forma di “delirio di identificazione errata” e può essere osservata in condizioni neurologiche e psichiatriche, tra cui schizofrenia paranoide, demenza e traumi cerebrali.
Descrizione approfondita
La Sindrome di Fregoli è spesso descritta come un disturbo del riconoscimento e dell’attribuzione, in cui il paziente percepisce che diverse persone, nonostante l’aspetto completamente diverso, siano in realtà la stessa persona sotto mentite spoglie. Questo delirio si accompagna spesso a un’intensa paranoia, poiché il paziente attribuisce a questa “persona unica” intenti persecutori, di controllo o manipolazione.
Neuropsicologicamente, si ritiene che il disturbo derivi da un’iperconnessione tra le aree del cervello responsabili del riconoscimento facciale e quelle deputate alla memoria emotiva, che porta il paziente a percepire erroneamente un’identità comune dietro volti differenti. Psichiatricamente, la sindrome si associa frequentemente a deliri paranoidi e a una profonda distorsione della realtà.
La Sindrome di Fregoli è meno comune rispetto ad altre sindromi deliranti, come la Sindrome di Capgras, ma rappresenta un caso estremo di fallimento del riconoscimento normale, con conseguenze significative per il paziente e i suoi rapporti sociali.
Manifestazioni pratiche
Nel quotidiano, la Sindrome di Fregoli si manifesta attraverso comportamenti e credenze deliranti, come:
- Attribuzione errata di identità: percepire volti nuovi o familiari come travestimenti della stessa persona.
- Paranoia intensa: credere che questa “persona unica” persegua il paziente, lo spii o voglia manipolarlo.
- Rifiuto di prove contrarie: la convinzione è incrollabile e non si modifica nemmeno di fronte a dimostrazioni evidenti.
- Comportamenti ossessivi o difensivi: evitare luoghi o persone per paura del confronto con il presunto “impostore camuffato”.
Fattori di rischio e cause
Le cause della Sindrome di Fregoli sono multifattoriali, con componenti neurologiche, psichiatriche e psicologiche. Tra le principali:
- Traumi cerebrali: lesioni nelle aree cerebrali deputate al riconoscimento visivo e alla memoria emotiva (come l’amigdala e il lobo temporale).
- Disturbi psichiatrici: schizofrenia, in particolare nelle forme paranoidi, e disturbi deliranti.
- Malattie neurodegenerative: condizioni come il morbo di Alzheimer o altre forme di demenza.
- Uso di sostanze psicoattive: droghe o alcol possono favorire l’insorgenza di stati deliranti in individui vulnerabili.
L’impatto del disturbo
La Sindrome di Fregoli ha un impatto significativo sulla vita personale e sociale del paziente. La paranoia e i deliri di identificazione possono portare a un isolamento progressivo, poiché il paziente evita situazioni o persone che ritiene coinvolte nel “travestimento”. Sul piano emotivo, questo stato di costante sospetto genera ansia, rabbia e paura, aumentando il rischio di comportamenti autolesivi o aggressivi.
Per i familiari, il disturbo rappresenta una sfida importante, poiché è difficile comprendere e gestire le credenze errate del paziente senza peggiorare il suo stato emotivo. Un supporto psicologico per il paziente e i suoi cari è spesso essenziale.
Come affrontarlo
Il trattamento della Sindrome di Fregoli richiede un approccio integrato, che tenga conto delle condizioni sottostanti. Gli interventi principali includono:
- Farmacoterapia: antipsicotici per ridurre i deliri e la paranoia, stabilizzatori dell’umore per alleviare l’ansia.
- Terapia cognitivo-comportamentale: per aiutare il paziente a riconoscere i pensieri disfunzionali e sviluppare strategie per gestire la paranoia.
- Riabilitazione neuropsicologica: interventi mirati a migliorare il riconoscimento e l’attribuzione facciale, specialmente nei casi associati a traumi cerebrali.
- Supporto sociale e familiare: educare i familiari per ridurre i conflitti e creare un ambiente di supporto.
Esempio concreto
Paolo, 45 anni, ha iniziato a credere che il suo vicino di casa, un commesso del supermercato e persino il suo medico fossero in realtà la stessa persona travestita, intenta a seguirlo e controllarlo. Questa convinzione lo ha portato a smettere di uscire di casa e a evitare contatti sociali. Dopo essersi rivolto a uno specialista, Paolo ha iniziato un trattamento combinato di farmaci antipsicotici e terapia cognitivo-comportamentale. Nel tempo, ha sviluppato una maggiore consapevolezza delle sue convinzioni errate e ha ripreso gradualmente alcune delle sue attività quotidiane, anche se con difficoltà occasionali.
Letture consigliate
- Zapparoli G.C., Psicoanalisi del delirio – Trattamento delle psicosi schizofreniche attraverso la psicoanalisi – LINK
- Monti M.R., Forme del delirio e psicopatologia – Esplora diverse forme del delirio e le loro implicazioni psicopatologiche – LINK
- Rossi Fornari U., Paranoia: Dal disturbo di personalità alla psicosi delirante – Analisi del passaggio dalla paranoia alla psicosi delirante – LINK